Αντιπροσωπεία του Οικουμενικού
Πατριαρχείου με επικεφαλής τον Μητροπολίτη Γέροντα Χαλκηδόνος κ. Εμμανουήλ έχει
μεταβεί στο Βατικανό, προκειμένου να λάβει μέρος στην Θρονική Εορτή της Εκκλησίας της Ρώμης, επί τη
μνήμη του ιδρυτού της, Αποστόλου Πέτρου.
Η Αντιπροσωπεία, στην οποία συμμετέχουν ο Μητροπολίτης Μπουένος Άιρες κ. Ιωσήφ και ο Πατριαρχικός Διάκονος κ. Βαρνάβας, έγινε δεκτή σήμερα,
Δευτέρα 28 Ιουνίου 2021, από τον Πάπα Φραγκίσκο, ο οποίος κατά την προσλαλιά
του, είπε χαρακτηριστικά:
«Αγαπητοί αδελφοί, δεν ήρθε η ώρα
να δώσουμε, με τη βοήθεια του Πνεύματος, περαιτέρω ώθηση στο ταξίδι μας για να
διαλύσουμε τις παλιές προκαταλήψεις και να ξεπεράσουμε οριστικά τις επιβλαβείς
αντιπαλότητες;».
Ο Πάπας είπε, επίσης, ότι
προσβλέπει σε μια στενότερη συνεργασία μεταξύ Ορθόδοξων και Καθολικών στο
διάλογο με άλλες θρησκευτικές παραδόσεις.
Τέλος, ο Πάπας Φραγκίσκος έστειλε
τους θερμούς χαιρετισμούς του στον Οικουμενικό Πατριάρχη Βαρθολομαίο,
λέγοντας: «Τον αισθάνομαι ως αληθινό
αδερφό μου. Τον περιμένω με χαρά εδώ στη Ρώμη τον επόμενο Οκτώβριο, με αφορμή την
τριακοστή επέτειο από την εκλογή του».
Ακολουθεί ολόκληρη η προσφώνηση
του Πάπα στα ιταλικά.
DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
ALLA DELEGAZIONE DEL PATRIARCATO ECUMENICO
DI COSTANTINOPOLI
Lunedì, 28 giugno 2021
Cari fratelli in Cristo,
vi saluto con gioia e vi do il
benvenuto con affetto a Roma in occasione della Solennità dei Santi Apostoli
Pietro e Paolo. Ringrazio il Metropolita Emmanuel per le cortesi parole che mi
ha rivolto – parole di fratello. Lo scambio annuale di delegazioni tra la
Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli per le feste dei rispettivi Patroni è
un segno della comunione reale, anche se non ancora piena, che già ci lega.
Sono vivamente grato a Sua Santità Bartolomeo e al Santo Sinodo che hanno
voluto inviarvi tra noi e vi ringrazio per la gradita visita.
Quest’anno festeggeremo i Santi Pietro e Paolo
mentre il mondo sta ancora lottando per uscire dalla drammatica crisi causata
dalla pandemia. Questo flagello è stato un banco di prova che ha investito
tutti e tutto. Più grave di questa crisi c’è solo la possibilità di sprecarla,
senza apprendere la lezione che ci consegna. È una lezione di umiltà, che ci
insegna l’impossibilità di vivere sani in un mondo malato e di continuare come
prima senza renderci conto di quanto non andava. Anche ora, il grande desiderio
di tornare alla normalità può mascherare l’insensata pretesa di appoggiarsi
nuovamente a false sicurezze, ad abitudini e progetti che mirano esclusivamente
al guadagno e al perseguimento dei propri interessi, senza prendersi cura delle
ingiustizie planetarie, del grido dei poveri e della precaria salute del nostro
pianeta.
E a noi cristiani, che cosa dice tutto ciò?
Anche noi siamo seriamente chiamati a chiederci se vogliamo riprendere a fare
tutto come prima, come se non fosse successo nulla, o se vogliamo cogliere la
sfida di questa crisi. La crisi, come rivela il significato originario della
parola, implica un giudizio, una separazione tra ciò che fa bene e ciò che fa
male. Il termine, infatti, anticamente designava l’atto dei contadini che
separavano il grano buono dalla pula da buttare. La crisi chiede dunque di
effettuare una cernita, di operare un discernimento, di fermarsi a vagliare che
cosa, di tutto quello che facciamo, resta e che cosa passa.
Ora, noi crediamo, come insegna l’Apostolo
Paolo, che a restare per sempre è l’amore, perché, mentre tutto passa, «la
carità non avrà mai fine» (1 Cor 13,8). Non parliamo certamente dell’amore
romantico, centrato su sé stessi, sui propri sentimenti, desideri ed emozioni;
parliamo dell’amore concreto, vissuto al modo di Gesù. È l’amore del seme che
dà vita morendo in terra, che porta frutto spezzandosi. È l’amore che «non
cerca il proprio interesse», che «tutto scusa, tutto spera, tutto sopporta»
(vv. 5.7). In altre parole, il Vangelo assicura frutti abbondanti non a chi
accumula per sé, non a chi guarda ai propri tornaconti, ma a chi condivide
apertamente con gli altri, seminando con abbondanza e gratuità, in umile
spirito di servizio.
Prendere sul serio la crisi che stiamo
attraversando significa dunque, per noi cristiani in cammino verso la piena
comunione, chiederci come vogliamo procedere. Ogni crisi pone di fronte a un
bivio e apre due vie: quella del ripiegamento su sé stessi, nella ricerca delle
proprie sicurezze e opportunità, o quella dell’apertura all’altro, con i rischi
che comporta, ma soprattutto con i frutti di grazia che Dio garantisce. Cari
fratelli, non è forse giunta l’ora in cui dare, con l’aiuto dello Spirito,
slancio ulteriore al nostro cammino per abbattere vecchi pregiudizi e superare
definitivamente rivalità dannose? Senza ignorare le differenze che andranno
superate attraverso il dialogo, nella carità e nella verità, non potremmo
inaugurare una nuova fase delle relazioni tra le nostre Chiese, caratterizzata
dal camminare maggiormente insieme, dal voler fare reali passi avanti, dal
sentirci veramente corresponsabili gli uni per gli altri? Se saremo docili
all’amore, lo Spirito Santo, che è l’amore creativo di Dio e mette in armonia
le diversità, aprirà le vie per una fraternità rinnovata.
La testimonianza di crescente comunione tra noi
cristiani sarà anche un segno di speranza per tanti uomini e donne, che si
sentiranno incoraggiati a promuovere una fraternità più universale e una
riconciliazione in grado di rimediare ai torti del passato. È la sola via per
dischiudere un avvenire di pace. Un bel segno profetico sarà anche la
collaborazione più stretta tra Ortodossi e Cattolici nel dialogo con altre
tradizioni religiose, ambito nel quale so che Lei, cara Eminenza Emmanuel, è
molto coinvolto.
Cari amici, desidero ringraziarvi ancora una
volta per la vostra presenza. Vi chiedo cortesemente di trasmettere a Sua
Santità Bartolomeo, che sento come mio vero Fratello, il mio saluto affettuoso
e rispettoso, e di dirgli che lo attendo con gioia qui a Roma il prossimo
ottobre, occasione per rendere grazie a Dio nel trentesimo anniversario della
sua elezione. Per intercessione dei Santi Pietro e Paolo, i corifei degli
Apostoli, e di Sant’Andrea, il primo dei chiamati, Dio onnipotente e
misericordioso ci benedica e ci attiri sempre di più verso la sua unità. E,
voi, carissimi, riservatemi, per favore, uno spazio nelle vostre preghiere. Grazie.