Το κείμενο του καθηγητού του Πανεπιστημίου του Graz Γρηγορίου Λαρεντζάκη “Ὁ Πατριάρχης Μόσχας Ἀλέξιος ὁ Α’ ἀπαντᾶ γιά τό δικαίωμα τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριαρχείου νά παραχωρεῖ τό Αὐτοκέφαλον – Σκέψεις καί σχόλια τῶν ἐξελίξεων γιά τό Αὐτοκέφαλον τῆς Ἐκκλησίας τῆς Οὐκρανίας” το οποίο δημοσιεύσαμε προ ημερών στο ΦΩΣ ΦΑΝΑΡΙΟΥ, αποτέλεσε, καθώς φαίνεται, υλικό για μια ξεχωριστή δημοσίευση του Νίκου Τζωίτη στην ιταλική La Stampa.
Παραθέτουμε στη συνέχεια το σχετικό άρθρο στα ιταλικά.
NIKOS TZOITIS
Il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli ha diramato un comunicato con il quale si annuncia che al prossimo Sinodo del 27-28 novembre che avrà luogo al Fanar, si prenderà la decisione su quando verrà pubblicato il cosiddetto Tomos con cui si concederà l’autocefalia alla Chiesa Ucraina, che diventerà, così, la quindicesima Chiesa autocefala nella galassia ortodossa.
Intanto il responsabile per le relazioni estere del Patriarcato di Mosca, il metropolita Hilarion, ha intrapreso un tour de force attraverso altre dodici Chiese autocefale del mondo ortodosso, per convincerle a seguire Mosca nella sua decisione di interrompere la comunione sacramentale con Costantinopoli, come segno di protesta per la decisione di quest’ultima di procedere alla concessione dell’autocefalia alla Chiesa ucraina.
Fatto, quest’ultimo, che malgrado alcune riserve espresse da singole voci, non sembra incontrare il consenso generale. Come si sa Mosca, soprattutto negli ultimi tempi, ha sempre contestato il primato ecclesiologico di Costantinopoli; d’altronde un primato come primus iter pares, le cui conseguenze canoniche sono ecclesiologicamente codificate sinodalmente nel mondo ortodosso.
E proprio questo primato di Costantinopoli, venne ribadito dal patriarca di Mosca Alessio I, nella sua visita al Patriarcato ecumenico del Natale del 1960, la prima vista effettuata da un patriarca di Russia a Costantinopoli.
La cronaca documentata di quella visita è stata riportata alla luce dal professor Grigoris Larentzakis dell’Università di Graz (Austria) e pubblicata recentemente dal Fos Fanariou.
La cronaca riferiva che Alessio I e il suo seguito erano stati accolti con grandi onori dal patriarca Atenagora e ricordava pure che, quando il patriarca di Mosca aveva celebrato la messa nella Chiesa patriarcale di San Giorgio, aveva rifiutato di salire sul trono patriarcale (come si usava quando si celebrava la divina liturgia bizantina) in quanto riteneva che questo onore spettasse soltanto al patriarca ecumenico, scegliendo così di celebrarla seduto su una poltrona sotto il trono.
Durante la celebrazione poi, secondo il rituale bizantino, il patriarca russo non aveva seguito i cosiddetti diptica, ma aveva scelto di nominare soltanto il patriarca ecumenico. Nella sua omelia Alessio I aveva ricordato che la Chiesa ortodossa russa non ha mai dimenticato nella sua quasi millenaria storia di aver abbracciato la fede cristiana durante il regno di san Vladimiro, grazie ai missionari del Bisanzio. Motivo per cui la Chiesa di Mosca «è grata alla “nostra” (sic) grande Chiesa madre di Costantinopoli». E proprio Costantinopoli, aveva aggiunto Alessio, «ci ha donato nel 1586 la nostra autocefalia. Pertanto ringraziamo il nostro Dio – aveva detto ancora il patriarca – che ci ha concesso la possibilità di rendere personalmente visita al Patriarcato ecumenico e pregare, così, tutti insieme per la pace di tutti e l’unità di tutte le Sante Chiese del nostro Signore».
Il patriarca ecumenico Atenagora, nella sua replica, aveva definito quel momento «storico e benedetto dal nostro Signore», in quanto era la prima volta che un patriarca di Mosca rendeva visita al Patriarcato ecumenico che aveva evangelizzato i russi, i quali nel corso della loro storia avevano esaltato la fede cristiana facendo emergere grandi personaggi, martiri e santi. Motivo per cui, aveva sottolineato Atenagora, Costantinopoli aveva proceduto nel 1586 ad elevare Mosca al grado di Patriarcato, ponendola nell’ordine, subito dopo i quattro antichi Patriarcati ortodossi.
Insomma un avvenimento che dovrebbe fare riflettere, oltre la cosiddetta taxis (diptica), esiste la vera fede nella Chiesa di Cristo. Quella sinceramente ecumenica.